CALLAHAN’S CROSSTIME SALOON

  • Genere: Avventura classica
  • Editore: Take-Two Interactive
  • Sviluppatore: Legend Ent.
  • Rilascio: 1997
  • Tipo: 2D P & C in prima persona
  • Lingua: Inglese
  • Età consigliata: 12+
  • Durata: 25 + ore

 

  • Difficoltà:   
  • Voto di P& C:      

Requisiti minimi richiesti:
Processore 486/66 MHz – MS-DOS 5.0 o superiore / Windows 95- RAM 8 MB – CDROM 2X (4X Raccomandato) – Scheda video SVGA (640 X 480 a 256 Colori) – Scheda audio – 24 MB su HD – Mouse

 

Recensione di Aspide Gioconda

LA STORIA

Il protagonista del gioco è Jack Stonebender, un barbuto menestrello giramondo che somiglia al Nazareno e che gira il mondo per risolvere i problemi della gente.
Il gioco si divide in sette episodi, ciascuno a sé stante, che prendono tutti il via dal Saloon di Callahan, frequentato da una varia umanità terrestre e intergalattica.
Il gioco si bilancia tra un recente passato e il futuro, con salti temporali e con storie e mondi che escono dalla fantasia dello scrittore Spider Robinson.
Il senso di solidarietà, di amicizia, di collaborazione tra i frequentatori del saloon è messo molto in risalto dando al gioco una nota quasi moraleggiante ed evidenziando anche le sue origini letterarie che trovano tuttavia un risvolto non proprio positivo nei numerosi e lunghi dialoghi che intercorrono tra i protagonisti. Gli episodi hanno una sequenza prestabilita ed iniziano tutti dentro il Saloon di Callahan, parlando con i personaggi giusti.

IL GIOCO

Grafica – Il gioco è disegnato stupendamente da Josh Mandel, un veterano della Sierra.
La visuale a scorrimento è a 360° in orizzontale e a volte anche in verticale, il che permette una completa e gratificante esplorazione degli ambienti.
Ogni oggetto è cliccabile, descritto e oggetto di commenti.
Le ambientazioni sono estremamente dettagliate, ricchissime di particolari (anche troppi…) e ottimamente adeguate al genere della storia che raccontano.
Per esempio in Transilvania, terra dei vampiri, troviamo l’atmosfera cupa e mortifera che si conviene, rallegrata tuttavia dalle figure un po’ parodistiche dei vari Dracula e mostri letterari che conosciamo bene.
L’episodio graficamente meno appetibile, a mio avviso, è quello che si svolge sull’astronave dove troviamo solo pannelli piatti e portelloni tutti simili.
I personaggi sono moltissimi, tutti ottimamente caratterizzati sia graficamente, sia con i dialoghi che avvengono in una schermata fissa con le immagini dei dialoganti.
Non c’è animazione se non delle brevissime sequenze interlocutorie come ad esempio nei viaggi spaziali, ma a dire la verità non se ne sente neppure la necessità.

Sonoro – Ottimo. Nel saloon di Callahan c’è un pianista da far west. Cliccando su di lui si può scegliere il genere di musica preferito che accompagnerà per tutto il gioco. Io ho scelto il classico e ho potuto deliziarmi con Chopin, di Bach ecc, fino a scegliere di ammutolire la musica che, data la natura del gioco, ad un certo punto diventa di troppo.
I dialoghi, eseguiti da belle voci, sono professionali.
Buoni i rumori d’ambiente.
Il neo di questo gioco sono sicuramente i dialoghi: davvero troppi, annidati, spesso inutili, che fanno perdere una quantità di tempo ma che bisogna per forza esaurire perché altrimenti non si aprono alcune opportunità di azione.

Enigmi – Il gioco è molto difficile. Premetto questo perché mi ha dato veramente filo da torcere, fino all’ultimo.
Di solito, nel corso di una soluzione, si incappa in quei due, tre enigmi ostici che costituiscono la vera sfida del gioco. Qui tutto è difficile e di aiuti non se ne parla.
Innanzi tutto nel saloon bisogna individuare il personaggio giusto, parlarci e capire come fare per dare il via all’episodio. Per esempio, parlando con un tipo, per quanto ripetessi il dialogo, non riuscivo ad attivare la storia finché ad una sua domanda non ho scelto di rispondere “Yeah” che sarebbe come dire un sì strascicato…
Ma questa è un’inezia. Con una visuale a 360° e un’interattività estremamente dettagliata, è davvero arduo trovare quello che serve: si clicca su ogni cosa ma è facile che sfugga quella utile.
Gli enigmi sono del tutto logici e coerenti, ma anche difficili da risolvere.
Non ci sono quasi mai indizi e bisogna cercare la soluzione deducendola dal funzionamento del macchinario o con prove ripetute.
I dialoghi sono molto importanti. Non facendoli nel modo giusto o dimenticando qualche frase annidata al loro interno, si può diventare matti cercando di andare avanti.
Più volte ho dovuto riprendere dei salvataggi e rifare interi dialoghi per far comparire qualcosa che prima non c’era.
Per risolvere questo gioco bisogna per forza ricorrere ad una guida o ad una soluzione che chiarisca certi passaggi, ma pure in questo modo si trovano ugualmente molte difficoltà perché le guide disponibili sono spesso molto lacunose e avare di spiegazioni (esclusa quella del presente sito, naturalmente….).

Interfaccia – Il gioco si gestisce interamente da mouse. Spostando il cursore in alto si accede alla riga del menu dove si possono trovare tutte le opzioni necessarie. I salvataggi sono (per fortuna) illimitati.
Cliccando con il tasto sinistro su un oggetto o un personaggio, si apre un piccolo menu con le voci praticabili. Gli spostamenti avvengono tramite frecce laterali che fanno ruotare la schermata a 360°.

Conclusioni – Un gioco molto ben fatto, interessante e intrigante che però bisogna affrontare con la consapevolezza che per arrivare alla fine ci vorrà molta pazienza.

CAROL REED – Black circle

  • Genere: Giallo investigativo
  • Editore: MDNA Games
  • Sviluppatore: MDNA Games
  • Rilascio: 2009
  • Tipo: 2D P & C in prima persona
  • Lingua: Inglese
  • Età consigliata: 12+
  • Durata: 8-10 ore

 

  • Difficoltà:   
  • Voto di P& C:      

Requisiti minimi richiesti:
Win 98, XP, Vista, Pentium o Windows 7 – Processore: Pentium 1000 – RAM: 128 MB – Scheda Video: 16 MB – Spazio libero su Hard Disk: 800 MB

 

Recensione di Aspide Gioconda

LA STORIA

Sesto episodio della premiata ditta MDNA Games, che ha come protagonista Carol Reed, un’investigatrice che ormai fa concorrenza alla più datata Nancy Drew.
Questa volta Carol viene chiamata da un vicino di casa, Oscar, medico in pensione.
Oscar, in una delle sue passeggiate alla periferia della città, ha visto il cadavere di un uomo ed è corso a chiamare la polizia.
Al loro arrivo gli agenti non trovano nulla e malgrado le insistenze di Oscar, non danno inizio alle indagini.
Oscar non trova di meglio che rivolgersi a Carol che, recatasi sul posto, trova un biglietto con un numero telefonico.
Partendo da questo indizio, il raggio di azione si allarga rivelando uno scenario imprevedibile.

IL GIOCO

Grafica – La grafica non cambia di una virgola. Belle foto ad alta definizione della città in cui il gioco si svolge.
Gli interni sono tutti in stile “svedese” , quasi un catalogo dell’Ikea.
Gli esterni sono un po’ più variati mostrandoci oltre ai verdi e lindi e coloratissimi viali e villette della città, anche anche luoghi “sgarrupati” come fabbriche abbandonate e oscuri anditi di vecchi acquedotti o cave o canali che danno una pennellata di mistero al tutto.
I personaggi sono sempre gli stessi: il maturo punk ipertatuato e ricolmo di piercing, la commessa del negozio e altre facce già viste e riviste nei giochi precedenti: squadra vincente non si cambia.

Sonoro – Musica d’atmosfera tra il misterioso e il tranquillizzante.

Enigmi – Pochi, in verità.
Il gioco, come i precedenti, si basa essenzialmente su attività di ricerca. Man mano che le locazioni appaiono sulla mappa, bisogna dialogare con i vari interlocutori per trovare indizi o nuove locazioni e ritornare dove si è già stati per verificare se gli oggetti attivi possono essere raccolti o usati in qualche modo.
Di enigmi veri e propri ce ne sono pochissimi e tutt’altro che difficili.
Escludendo i giri a vuoto, il gioco si può tranquillamente risolvere in poche ore.

Interfaccia – Essenziale. Il gioco si governa interamente da mouse.
Con il tasto destro si accede al menu, con il tasto sinistro si agisce.

Conclusioni – Questo episodio pare ancora più inconsistente degli altri.

CAROL REED – East side story

  • Genere: Giallo investigativo
  • Editore: MDNA Games
  • Sviluppatore: MDNA Games
  • Rilascio: 2007
  • Tipo: 2D P & C in prima persona
  • Lingua: Inglese
  • Età consigliata: 11+
  • Durata: 15 ore

 

  • Difficoltà:   
  • Voto di P& C:      

Requisiti minimi richiesti:
Win 98/2000/XP/Vista – Pentium 1000 o sup. – 128 MB RAM – Video 8 MB – 800 MB su HD

 

Recensione di Aspide Gioconda

LA STORIA

Dopo Remedy Hope springs eternal, Time stand still, Carol Reed, l’investigatrice che abbiamo già conosciuto nei precedenti episodi degli stessi autori, indaga sulla morte di un vagabondo. Emergerà un’intricata storia di eredità e di segreti familiari.

IL GIOCO

Grafica – Come gli episodi precedenti, anche in questo caso è stata usata la tecnica dello slider, cioè dello scorrimento di immagini fisse con visuale in prima persona.
Le foto descrivono la tranquilla e antica cittadina svedese di Norrkoping, nome per noi quasi impronunciabile, e i suoi dintorni.
Belle immagini, talvolta elaborate al computer, dai colori molto vividi e una buona definizione.
E’ stata abbandonata la tecnica “impressionista” forse a vantaggio della nitidezza delle foto.
Gli scenari sono numerosi, ampiamente visitabili e forse è questo il fascino maggiore di questi giochi: si viene condotti per mano a visitare luoghi a noi sconosciuti, lontani dalle mete turistiche ma caratteristici di quel Paese.
Certo, luoghi caratteristici che nei primi episodi potevano interessare ed incuriosire, ma vedere ancora decine e decine di foto di case colorate, di placidi canali e di boschi verdeggianti, alla fine annoia un po’. Sarebbe auspicabile che i prossimi episodi, se ci saranno, vengano creati in luoghi più variegati e visivamente appetibili.
I personaggi sono più o meno gli stessi dei giochi precedenti: floride signore biondissime dagli occhi cerulei e uomini punk o borderline.

Sonoro – La musica di fondo è più o meno uguale agli altri episodi

Enigmi – In questo episodio ho contato 7 enigmi consistenti per la maggioranza nell’interpretazione di alcuni indizi che servono per aprire serrature. Non sono difficili ma neanche banali e richiedono una certa capacità deduttiva.
Il corpo del gioco è però incentrato sulla ricerca di oggetti e di indizi, nell’esplorazione minuziosa dei luoghi, che sono numerosi e talvolta disagevoli da esplorare. Infatti questa volta gli autori hanno voluto inserire alcune di quelle sequenze “al buio” dove cioè si può vedere solo alla luce di una torcia. Personalmente detesto questo tipo di sequenze così come le locazioni volutamente troppo buie che costringono i giocatori ad uno sforzo visivo abnorme, in quanto ritengo che non aggiungono nulla al divertimento e costituiscono anzi uno stress inutile.

Interfaccia -Si gestisce interamente dal mouse.
Con il tasto sinistro si scelgono le direzioni, si prendono e si usano gli oggetti.
Con il tasto destro sullo scherno si accede al menu spartano, con salvataggi quasi illimitati mentre usandolo sugli oggetti in inventario si possono vedere questi ultimi ingranditi.

Conclusioni – Il gioco non si differenzia sostanzialmente dagli episodi precedenti, non riserva sorprese ma si può fare con una certa facilità.

CAROL REED – Hope spring eternal

  • Genere: Giallo investigativo
  • Editore: MDNA Games
  • Sviluppatore: MDNA Games
  • Rilascio: 2005
  • Tipo: 2D P & C in prima persona
  • Lingua: Inglese
  • Età consigliata: 10+
  • Durata: 8-10 ore

 

  • Difficoltà:   
  • Voto di P& C:      

Requisiti minimi richiesti:
Windows 98SE/2000/XP – Pentium 800 MhZ – 64 MB RAM – 500 MB su HD – Scheda grafica 8MB

 

Recensione di Aspide Gioconda

LA STORIA

La storia inizia dove Remedy terminava, ma non per questo è necessario aver giocato il primo episodio.
Carol Reed, ospite nella città di Norrkroping della sua amica Lovisa, riceve una telefonata dalla sorella di Konrad (vedi episodio precedente) Katrina, allarmata per l’improvvisa scomparsa della sua amica Anne.
Le indagini di Carol si intrecciano ad avvenimenti precedenti e questa volta la conclusione sarà a lieto fine.

IL GIOCO

Lodevole iniziativa di una software house indipendente, la MDNA svedese, già produttrice del primo episodio delle avventure di Carol Reed dal titolo “Remedy”, lascia sperare in un seguito della serie.

Grafica – La grafica è del tutto simile a quella già usata in “Remedy”: fotografie degli ambienti e degli esterni con colori molto brillanti e modificare con un “effetto guachi” che le fa assomigliare a dei quadri impressionisti. Gli interni delle case hanno il tipico, essenziale arredamento “svedese” assolutamente anonimo e senza alcuna personalizzazione.
Gli esterni, fatta eccezione per un castello, sono tipici di una qualunque città industriale. Un tipo di grafica senza dubbio originale ma che personalmente non mi trova entusiasta. Man mano che si procede nel gioco, si apriranno nuove locazioni su una mappa; in certi casi bisogna compiere lunghi percorsi per raggiungere la meta prefissata, una sorta di passeggiata panoramica per farci vedere strade ed edifici della città.
E’ possibile visitare anche l’interno del castello, ma proprio l’effetto “guache” delle diapositive, rende le immagini “bagnate” sfocate e ambigue. Forse per qualcuno può essere un effetto suggestivo ma nell’insieme risulta alquanto fastidioso.
Non ci sono scene animate. I personaggi sono foto di personaggi reali che fanno pochissimi movimenti e non hanno alcun sincrono con il parlato.
Il gioco si svolge in prima persona, con avanzamento per frecce direzionali.

Sonoro – Una discreta melodia di fondo che cambia tonalità col cambiare delle diverse locazioni.

Enigmi – Il gioco è un punta e clicca in prima persona, interamente gestito con il mouse.
Si tratta in buona sostanza di visitare le locazioni disponibili, parlare con le persone e cercare oggetti, indizi per sbloccare altre locazioni.
Vi sono alcuni semplici enigmi, uno slide, alcune semplici combinazioni che si possono aprire anche provando e riprovando, ma la novità è che gli autori hanno inserito nel gioco anche la possibilità di SOLUZIONE E RECENSIONE automatiche ciccando in basso a destra dello schermo.
Questa non mi è sembrata una buona trovata perché non si tratta di enigmi rompicapo complicatissimi bensì di prove semplici semplici risolvibili anche da un bambino.
Gli oggetti da prendere sono ben evidenziati ed è difficile che sfuggano anche perché ci sono molti oggetti da guardare ma pochi da prendere.
Il cursore cambia aspetto quando si passa in un punto sensibile dove si può interagire ma prendendo un oggetto in inventario e usandolo sul punto non dà alcun segnale se sia giusto o meno, quindi bisogna provarli un po’ tutti.
Il gioco fornisce scarsi indizi per procedere, perciò bisogna visitare più e più volte i diversi luoghi per trovare una traccia giusta.v Il corpo del gioco consiste nella ricerca e nell’esplorazione delle varie locazioni e non mancano anche delle trovate originali.

Interfaccia – Le direzioni di movimento sono indicate da frecce che appaiono postando il cursore sullo schermo. Con il tasto destro del mouse si accede al menu. I salvataggi sono infiniti.
L’inventario si apre spostando il cursore del mouse in alto.

Conclusioni – Il gioco, come il precedente, si lascia apprezzare per una certa atmosfera sofisticata che, malgrado il tema giallo investigativo, non provoca alcuna tensione ma riesce ad essere del tutto rilassante.

CAROL REED – Remedy

  • Genere: Giallo
  • Editore: MDNA Games
  • Sviluppatore: MDNA Games
  • Rilascio: 2004
  • Tipo: 2D P & C in prima persona
  • Lingua: Inglese
  • Età consigliata: 12 +
  • Durata: 6-8 ore

 

  • Difficoltà:   
  • Voto di P& C:      

Requisiti minimi richiesti:
Pentium 400MHz – Windows 98/2000/XP – 32MB RAM – Sceda video 2MB – 300MB su HD

 

Recensione di Aspide Gioconda

LA STORIA

Questo gioco è stato realizzato da Mikael & Eleen Nyqvist, una coppia di coniugi svedesi,per conto della MDNA e possiamo dire che non essendo lavoro di professionisti, il risultato è più che meritevole.
Carol, una giornalista inglese in visita presso amici svedesi, riceve una lettera dalla sorella del suo vecchio amico Konrad Vogel, un investigatore privato appena morto per infarto: alla lettera è unito l’ultimo scritto di Konrad indirizzato appunto, a Carol, nel quale l’investigatore chiede il suo aiuto perché si sente in pericolo per le indagini che sta svolgendo.
Carol decide di aiutare l’amico proseguendo le sue indagini e man mano che scopre nuovi indizi, molte domande aspettano risposta: Conrad è veramente morto di infarto? Cosa nascondono le ricerche su cui stava indagando? E perché tutti i personaggi che interroga si allarmano? Le indagini proseguono fino alla conclusione, sullo stile di una Nancy Drew svedese.

IL GIOCO

Grafica – Non avendo a disposizione una squadra di disegnatori o di esperti di computer grafica, gli autori hanno ideato un metodo davvero originale per realizzare graficamente il gioco. In pratica hanno usato foto delle loro case, dei loro giardini della loro città con un nome impronunciabile, Norrkoping, , usando dei filtri per ottenere effetti particolari che assomigliano a quadri “guache” o impressionisti.
La grafica è 2D ad immagini fisse è statica, anche gli attori, rappresentati in fotografia, non muovono ciglio né labbra e naturalmente non vi sono animazioni.
Gli spostamenti avvengono tramite frecce laterali a sequenze successive e, come in tutti i giochi di questo genere, trovare la direzione giusta è spesso un rompicapo che fa solo perdere tempo.
A volte gli indizi sono talmente minuscoli che scovarli diventa un’impresa e per fortuna aiuta un poco il cursore che cambia aspetto sugli oggetti interessanti.
Gli “effetti” del gioco sono ridotti al minimo nel senso che quando si usa ad esempio una chiave su una porta, non c’è alcun segno visibile o udibile che la chiave ha aperto realmente la serratura. Lo si può verificare solo tentando di aprire la porta con la maniglia.
Non mancano quadri di buona qualità grafica, originali e piacevoli da vedere, specie negli esterni ,ma nulla più che una serie di panoramiche da cartolina ritoccate.

Sonoro – Una buona musica accompagna tutto il gioco ma è necessario abbassare il volume perché è veramente forte in certi punti. Gradevole il motivo arpeggiato di pianoforte e violoncello che introduce al gioco.
Il doppiaggio è molto ben fatto, naturale, con le espressioni e le intonazioni giuste.

Enigmi – In questo gioco non ci sono enigmi particolarmente difficili o stressanti, giochi a tempo o labirinti. Va tutto in piano, tranquillo. Ma non per questo banale, anzi: in alcuni punti bisogna cercare di cavarsela per superare i tranelli del gioco che ci vorrebbero incastrare
Gran parte degli enigmi consistono nel cercare oggetti d’inventario o indizi che servono per aprire porte a pulsantiera o casseforti, cosa a volte facile a volte meno facile. Gli indizi che man mano si trovano aiutano a dedurre dove usarli, ma in alcuni punti le cose non sono così ovvie, specie quando si tratta di trovare oggetti minuscoli che sfuggono facilmente alla ricerca anche per il tipo di inquadrature che offre il gioco.
Per questo, a chi si accinge ad affrontare questo gioco, consiglio di esplorare tutte le inquadrature in ogni direzione, anche in alto o in basso, anche se apparentemente non sembrano contenere nulla di interessante.
Ci si sposta da un luogo all’altro per mezzo di una mappa e in modo rapido.

Interfaccia – Molto essenziale. Il cursore, a forma di pallino, si trasforma in mano o in ruota dentata dove si può interagire. L’inventario si apre sopra la schermata spostando il mouse ma non è prontissimo.
Il menu file si richiama con il tasto destro e appare tipo finestra di Windows con salvataggi illimitati.

Conclusioni – Un gioco pulito, essenziale, senza fronzoli ma divertente e ben realizzato alla portata di tutti. Unica pecca, è un po’ troppo breve.

CAROL REED – The colour of murder

  • Genere: Giallo investigativo
  • Editore: MDNA Games
  • Sviluppatore: MDNA Games
  • Rilascio: 2008
  • Tipo: 2D P & C in prima persona
  • Lingua: Inglese
  • Età consigliata: 12 +
  • Durata: 10-12 ore

 

  • Difficoltà:   
  • Voto di P& C:      

Requisiti minimi richiesti:
Win 98/ME/2000/XP/Vista – Proc P1000+ – RAM 128 MB – Scheda video 8 MB 1024 x 768 – Spazio su HD 800 MB – Tastiera – Mouse

 

Recensione di Aspide Gioconda

LA STORIA

Ancora un episodio della serie che ha per protagonista Carol Reed, un’emula inglese di Nancy Drew.
Il gioco, opera dei coniugi Nyqvists, si ambienta ancora a Norrkorping (Svezia) dove Carol si è ormai stabilita.
Questa volta Carol è alle prese con l’improvvisa sparizione del figlio di un suo vicino che le chiede di investigare. Pare che questa scomparsa sia legata ad un delitto avvenuto recentemente nella cittadina e le indagini condurranno l’investigatrice in vari luoghi della città fino al completo disvelamento del mistero.

IL GIOCO

Grafica – Come in tutti gli altri giochi della serie, l’azione è rigorosamente in prima persona e non vedremo mai la protagonista.
Anche qui la tecnica è quella dello slider di foto interattive, con la differenza che non c’è più l’effetto “guache” dei primi episodi ma sono immagini digitali molto nitide e definite.
Le indagini ci portano in giro per la città e i suoi dintorni: prati verdi, palazzoni dai colori sgargianti tipici delle città del Nord Europa, strade linde, cielo terso. Immagini che, con variazioni sul tema, abbiamo già recepito negli episodi precedenti e che, a dire il vero, per chi è abituato alle città storiche di casa nostra, hanno scarso fascino se non quello di una mera curiosità di visitare comodamente seduti una piccola città svedese.
Questa volta si aggiungono anche primi piani molto suggestivi di fiori ma questo è un surplus estetico. I personaggi sono sempre gli stessi degli altri episodi, rivisitati in ruoli diversi.
Il gioco è leggero, nel senso che gli slider da una diapositiva all’altra sono rapidi e le inquadrature sono sufficientemente esaustive dei luoghi, vale a dire che ad ogni avanzamento è sempre possibile guardare a destra e a sinistra ottenendo così una panoramica completa della locazione.
Lo spostamento è, come sempre, velocizzato da una mappa su cui si aprono nuove locazioni ogni volta che si raggiunge un obiettivo.

Sonoro – Una musichetta che varia da luogo a luogo: si passa da un motivo mesto e un po’ funereo ad un motivo classico, quasi bachiano in altri. Nulla di rimarchevole.
Il doppiaggio è alquanto impersonale e i rumori di fondo sono limitati allo stretto necessario.

Enigmi – Il gioco è abbastanza semplice, almeno per chi ha già una certa esperienza.
Man mano che si procede nelle scoperte di indizi, si aprono nuove locazioni, a volte piccole, a volte estese. Ciò che conta è perlustrarle attentamente per non lasciarsi sfuggire qualcosa che potrebbe essere determinante ai fini del proseguimento.
Trovati gli indizi o gli oggetti è poi abbastanza semplice dedurre dove e in che modo vanno usati.
Ci sono tre enigmi veri e propri ma non c’è bisogno di esaurire le proprie cellule nervose su di essi perché sono chiaramente risolvibili dagli indizi che si trovano in giro.
A volte appare l’icona di un meccanismo dove si dovrà usare qualcosa e si può stare tranquilli che visitando bene le locazioni, la si trova.
In certi casi si possono prendere oggetti che serviranno solo più avanti nel gioco, in altri casi questa possibilità è negata, comunque conviene sempre prendere tutto quello che si può per non tornarci in seguito. Ad inizio gioco c’è un tutorial che si può anche saltare.
Per i meno esperti c’è anche un aiuto nel bloc notes di Carol, che suggerisce gli obiettivi da raggiungere.

Interfaccia – Minimalista.
Il gioco si governa interamente dal mouse. L’inventario si apre spostando in alto il cursore. Cliccando con il tasto destro si può vedere l’oggetto ingrandito.
Sugli oggetti interattivi, il cursore si trasforma in meccanismo, in lente se si possono guardare, in mano se si possono prendere.
Cliccando sempre con il tasto destro sulla schermata, appare il menu con lo stretto necessario. Non so se i salvataggi sono infiniti ma sono comunque più che sufficienti.
L’unico neo che posso segnalare è che ad inizio gioco bisogna aspettare che si esauriscano una serie di crediti e non si può passare subito al menu di caricamento.

Conclusioni – La serie sperimentata della MDNA Games è una garanzia di buona qualità, di divertimento rilassante e di gratificazione anche per i meno esperti del genere.

CAROL REED – Time stand still

  • Genere: Giallo investigativo
  • Editore: MDNA Games
  • Sviluppatore: MDNA Games
  • Rilascio: 2006
  • Tipo: 2D P & C in prima persona
  • Lingua: Inglese
  • Età consigliata: 11 +
  • Durata: 10 ore

 

  • Difficoltà:   
  • Voto di P& C:      

Requisiti minimi richiesti:
Win 98/ME/2000/XP – Pentium 1 GHz – 128 MB RAM – Scheda video 8 MB – 800 MB su HD

 

Recensione di Aspide Gioconda

LA STORIA

Siamo al terzo episodio di quella che possiamo ormai definire la “Serie di Carol Reed”, ideata e realizzata dai coniugi Mikael & Eleen Nyqvist per conto della Casa di produzione MDNA.
Carol è una giovane investigatrice inglese che si è trasferita in Svezia, a Norrkoping dove ha aperto un’agenzia di investigazioni e si accinge ad affrontare il suo terzo caso.
Questa volta deve occuparsi di una casa costruita dal grande architetto Carl Bergsten, che pare sia infestata dai fantasmi.
Carol non tarda a scoprire che in quella casa si nasconde un mistero che risale alla seconda Guerra Mondiale, quando la Svezia neutrale fu occupata dai tedeschi.
Una storia d’amore fa da sfondo a questo mistero che naturalmente sarà svelato da Carol grazie anche al nostro aiuto.
Una storia indubbiamente intrigante che però gli autori hanno rovinato con un finale che arriva troppo presto, improvvisamente, lasciando in sospeso troppi interrogativi che non vengono spiegati nella breve sequenza conclusiva.

IL GIOCO

Grafica – La grafica prosegue nello stile che caratterizza i giochi precedenti degli stessi autori: “Remedy” e “Hope Springs Eyternal”.
Fotografie della città e degli ambienti interni, elaborate in uno stile “guache” più che impressionista. Belle foto, indubbiamente, che presentano scorci caratteristici della città di Norrkoping con i suoi parchi, le sue architetture nordiche, in ambienti lindi, ordinati, soleggiati, che suscitano un senso di tranquilla serenità.
In precedenza ho giudicato questa tecnica un po’ fastidiosa, ma in realtà questa volta le “cartoline” sembravano migliori, o forse è solo l’occhio che si è abituato allo stile.
L’unico appunto che si può fare è la difficoltà di distinguere i piccoli oggetti ma è anche vero che il cursore attivo li raccoglie anche senza vederli.
Gli interni sono tipici delle abitazioni arredate all’Ikea, essenziali, razionali, anonimi. I personaggi sono più o meno gli stessi che abbiamo incontrato negli altri giochi della serie, tutti ben in carne, floridi e biondi come si conviene, si muovono con immagini fisse in sequenza, quindi in questo gioco non ci sono filmati.
Il movimento avviene tramite mouse, ad immagini fisse, con spostamenti avanti, destra, sinistra, in basso (ma solo quando c’è un indizio da osservare). A volte si trova difficoltà nell’esplorare tutto perché i punti di vista cambiano disorientando il giocatore, tanto che per arrivare in luoghi dove si trovano indizi, bisogna cliccare alla disperata per essere sicuri di aver esplorato ogni angolo.
Il cursore, una pallina, cambia quando si può interagire con un oggetto o una zona dello schermo.

Sonoro – Il sonoro è costituito da un gradevole musica new age di sottofondo dai toni soffusi che cambia nelle diverse locazioni ma a volte diventa troppo invadente.
Buoni rumori d’ambiente specie nei parchi che Carol visita ed effetti sonori di tensione quando entra nella casa infestata.
Doppiaggio amatoriale.

Enigmi – Questo terzo episodio è più facile dei precedenti. C’è addirittura la possibilità di risolvere automaticamente gli enigmi cliccando sull’angolo alto a destra dello schermo ma assicuro che non ne vale la pena. Anche perché in questo caso si possono perdere le “5 stelle” assegnate come premio a chi non ricorre all’aiuto.
Sono enigmi facili, per la maggior parte risolvibili grazie agli indizi trovati in giro, ma anche quando questo non accade, si risolvono con la tecnica dell'”esclusione” cioè provando in serie le diverse combinazioni fino ad azzeccare quella giusta e di solito ci si riesce senza spendere troppo tempo perché le combinazioni sono formate da tre o quattro elementi.
Man mano che si trovano indizi e si parla con le persone, si aprono nuove locazioni sulla mappa; la maggiore difficoltà di questo gioco può essere quella di lasciarsi sfuggire qualche colloquio e poi tornare dalla stessa persona e non trovarla disponibile, quindi restare bloccati. Il gioco è lineare nel senso che se non si compiono certe azioni, non si aprono nuovi luoghi dove investigare, ma è anche aperto nel senso che si possono fare prima azioni che andrebbero fatte dopo, quindi sta al giocatore trovare un filo conduttore che lo porti ad una condotta di gioco efficace.
Si possono raccogliere oggetti che poi vanno anche manipolati nell’inventario, ma sono pochi e il loro uso è sempre molto intuitivo.

Interfaccia – L’interfaccia è la solita, assai spartana.
Con il tasto destro si apre il menu tipo Windows dove si possono effettuare salvataggi illimitati.
Spostando il cursore in alto si apre l’inventario, i cui oggetti si usano trascinandoli sullo schermo. Spostando il cursore in alto a destra si risolvono automaticamente gli enigmi.

Conclusioni – Un gioco gradevole, direi rasserenante per l’ambientazione, con un tipo di grafica originale. Enigmi facili, logici, tutt’altro che stressanti. Un gioco che si può fare in tutta tranquillità. Peccato il finale affrettato.

CARTE BLANCHE

  • Genere: Giallo investigativo
  • Editore: G2Games
  • Sviluppatore: Absurdus
  • Rilascio: Dicembre 2006
  • Tipo: 2D/3D P & C in terza persona
  • Lingua: Inglese/Francese
  • Età consigliata: 10+
  • Durata: 4-5 ore

 

  • Difficoltà:   
  • Voto di P& C:      

Requisiti minimi richiesti:
Windows 98,2000,xp – CPU 900 MHz (2 GB racc.) – RAM 256 MB (512 racc.) – CDROM – 400 MB su HD – DirectX 9 o sup.

 

Recensione di Aspide Gioconda

LA STORIA

Edgar è un ragazzo di provincia che negli anni ’20 parte per Montreal in cerca di un lavoro, ospitato nella casa di suo zio temporaneamente assente.
Viene assunto dall’Agenzia Investigativa di Gaspard e ottiene subito il posto di assistente.
Viene incaricato di due casi: trovare le prove del tradimento di una signora e scoprire chi ha trafugato alcuni rari pezzi da un antiquario.
Edgar si mette subito al lavoro con un certo successo, ma il suo capo viene ucciso da ignoti sotto i suoi occhi. Per uno strano caso, Gaspard ha lasciato un testamento che nomina erede della sua agenzia l’assistente in carica, quindi Edgard, che da semplice gregario diventa all’improvviso titolare e dovrà cavarsela da solo.
Questo è il primo episodio cui ne seguiranno altri nei quali presumibilmente Edgard dovrà scoprire in quali affari era invischiato il suo principale e chi lo ha assassinato.

IL GIOCO

Grafica – La grafica è davvero originale. Innanzi tutto il gioco è in bianco e nero, cosa piuttosto inusuale in questi tempi di grafiche “spaccavideo”. Il bianco e nero ha un suo fascino, specie per i gialli (ricordo “Noir” ad esempio) ma proprio per la sua caratteristica avrebbe bisogno di una cura ambientale piena di atmosfera, cosa che nel nostro caso manca totalmente.
Il gioco è un punta e clicca 2D/3D in prima persona, la schermata 800×350 lascia ampia visibilità. Non c’è avanzamento direzionale ma si accede agli oggetti ed alle persone direttamente tramite l’indicazione del mouse, quindi gli ambienti non sono esplorabili ma assomigliano a fotografie interattive.
La scenografia è piuttosto scarna ed essenziale, non presenta pregi particolari. Edgar si muove per mezzo di una mappa le cui locazioni si aprono man mano che si progredisce nelle indagini: una tecnica vecchiotta, adottata, che io ricordi, già in uno Sherlock Holmes del 1992.
Ciò che colpisce maggiormente, tuttavia, sono i personaggi: veramente sgradevoli a vedersi, dalle fattezze grottesche, quasi mostruose, veramente brutti a cominciare da Edgard il protagonista. Una menzione speciale a questo riguardo, va fatta alla segretaria Jeannette, una specie di virago dalla voce aspra e cavernosa che riuscirebbe a suscitare incubi notturni a Dracula in persona.
L’impatto iniziale, ripeto, è sgradevole, poi l’occhio si abitua e non si fa quasi più caso alle fisionomie nodose e ai corpi che sembrano riempiti di stracci. Le animazioni sono abbastanza frequenti e brevi, contestuali alla trama.

Grafica – La musica è composta da ritmi vari che non hanno nessuna pertinenza con il gioco e sono messi tanto per dare un motivo di sottofondo. Il doppiaggio è, anche in questo caso, esageratamente caratteriale: la megera Jeannette ha una voce violentemente gracchiante e gli altri personaggi non sono trattati meglio.
A volte per voler caratterizzare troppo si finisce nella caricatura.

Sonoro – Il gioco è doppiato in inglese e sottotitolato in italiano.
Un gioco di tale tradizione, tanto atteso dagli amanti dell’avventura, avrebbe meritato più generosità da parte dei produttori.
La localizzazione è effettuata in modo dignitoso, senza errori rilevanti.
Bella la musica di fondo ma è meglio abbassare il volume perché a volte tende a sovrapporsi al dialogo.

Enigmi – Enigmi? Semplicemente, non ce ne sono. Chi ama enigmi e rompicapo si tenga alla larga da questo gioco.
In pratica funziona così: un’interfaccia più che amichevole, direi quasi servile, ci offre tutte le azioni da fare e noi non abbiamo che da clccarci sopra. Insomma, lavora solo il dito indice.
Si raccolgono 2 o 3 oggetti che vengono usati automaticamente dove serve. Si visitano le varie locazioni e l’interfaccia ci suggerisce se c’è qualcosa di nuovo che possiamo fare. In questo modo si arriva alla fine del gioco e amen.
Il protagonista nel corso del gioco dovrà acquisire delle abilità che verso la fine gli consentiranno di compiere alcune azioni. Tali abilità si acquisiscono ripetendo più volte una stessa azione (es: suona tre volte il campanello e acquisisci abilità musicali. Accarezza l’orribile iguana dell’orribile Jeannette e acquisisci esperienza “sensuale” e amenità di questo genere).
Dire cervellotico è dir poco.

Interfaccia – Dicevo: un’interfaccia servile. Il mouse individua un punto sensibile, si clicca con il tasto sinistro e viene giù tutto l’elenco delle azioni possibili.
Si clicca con il tasto destro e si accede a 5 cartelle: inventario, casi correnti, riassunto, salvataggi, opzioni.
Ci sono 5 files di salvataggio che non potevano essere sistemati in modo peggiore. Sotto ogni file c’è “Salva” “Carica”: fate bene attenzione a dove clccate perché se per salvare un gioco cliccate per errore su “Carica”, perdete tutto e ricominciate daccapo. A me è successo un paio di volte.

Conclusioni – Sarei stata più benevola se questo gioco fosse stato distribuito gratuitamente, ma visto che è in regolare vendita, non me la sento di consigliarlo. La storia poteva dare buoni spunti, il bianco e nero poteva essere una carta vincente se usato con una tecnica più accurata, persino i personaggi così come li hanno concepiti, potevano ispirare un senso umoristico che avrebbe potuto divertire.
Invece gli sviluppatori hanno calcato troppo la mano cercando un’originalità a tutti i costi che è sfociata nel banale e nel grottesco.
Considerata la breve durata (si risolve in 4-5 ore) e la noia di giocarlo, direi che se ne può sicuramente fare a meno.

CASTLX

  • Genere: Mystery
  • Editore: Mediagogo
  • Sviluppatore: Mediagogo
  • Rilascio: 1996
  • Tipo: 2D P & C in prima persona
  • Lingua: Inglese/francese
  • Età consigliata: adulti
  • Durata: 5-6 ore

 

  • Difficoltà:   
  • Voto di P& C:      
  • Requisiti minimi richiesti:
    Dos o DosBox
Chi ha capito la storia di questo gioco, per cortesia me ne mandi un riassunto.
Il gioco si svolge in una casa infestata in cui evidentemente viveva una certa Maeva, ma non si capisce né che cosa ci si va a fare, né chi fosse questa Maeva.
La grafica è da dimenticare: un motore malfunzionante (bisogna cliccare 10 volte sugli oggetti per avere una risposta) un’interfaccia terribile.
Il gioco è classificato per adulti perché ci sono delle scene non proprio edificanti, ma non scandalizzerebbe neppure un’educanda di altri tempi.

CELTICA

  • Genere: Tipo Myst
  • Editore: H+a Entertainment
  • Sviluppatore: Artech Studios
  • Rilascio: 1998
  • Tipo: 3D P & C in prima persona
  • Lingua: Inglese
  • Età consigliata: 12+
  • Durata: 10-12 ore

 

  • Difficoltà:   
  • Voto di P& C:      

Requisiti minimi richiesti:
Windows 95 – Pentium 100 – 8 MB su HD – 16 MB RAM – CDROM 4X – Scheda audio SBlaster compatibile – direct – Scheda video 1 MB.

 

Recensione di Aspide Gioconda

LA STORIA

In tempi antichi una presenza aliena lasciò sulla terra alcuni oggetti: arpe, amuleti, libri, contenenti i segreti per raggiungere un grande potere.
Il gioco si svolge su un’isola dove il giocatore si deve muovere per raggiungere isole di altre dimensioni fino a tornare all’isola originaria per concludere l’avventura.
Sull’isola troverà anche documenti che racconteranno le storie di altri personaggi che si sono accinti alla stessa impresa.

IL GIOCO

Grafica – Il gioco, tipo Myst, si gioca in prima persona e in totale solitudine.
Gli esterni sono costellati di bei paesaggi statici con rovine celtiche , antiche costruzioni, santuari, torri, mulini e una bella magione arredata di tutto punto. La grafica non è eclatante ma gradevole. Poche animazioni, tutte brevi e congruenti al gioco.
L’avanzamento è guidato da frecce direzionali obbligate e non sempre è facile raggiungere i posto desiderati perché l’accessibilità agli ambienti è strettamente dettata dalle necessità del gioco e non dalla curiosità visiva del giocatore.
Talvolta per inquadrare un oggetto è necessario fare molte giravolte ed è facile disorientarsi specie nelle aree esterne.
Gli interni degli edifici sono essenziali, salvo quello della magione che contrasta in modo evidente con il resto della grafica: chiaro, nitido, stilizzato, sembra quasi una prova di arredamento disegnata da un architetto, ma nel complesso dà un senso di freddezza.
Il motore del gioco è piuttosto lento e non manca qualche inspiegabile crash specie quando si carica un salvataggio o quando si gioca più a lungo, quando si inserisce il secondo CD, quindi è consigliabile salvare con una certa frequenza. Ho anche notato la scomparsa di un rotolo musicale dall’inventario allorché era necessario usarlo, ma ciccando un po’ qua un po’ là, alla fine è ricomparso.
Il gioco comprende due CD e ogni volta che si inizia bisogna inserire il CD 1 per poi caricare un salvataggio sul CD2.

Sonoro – Un sottofondo di musica celtica contribuisce a creare l’atmosfera del gioco.

Enigmi – Il gioco è denso di enigmi alcuni più facili, alcuni più difficili, per i quali bisogna esaminare e riflettere sulla documentazione trovata in giro.
Il gioco è diviso in tre sezioni, in pratica tre isole diverse alle quali si può accedere soltanto se ogni cosa è stata conclusa sull’isola precedente. Il gioco è lineare, vale a dire che i percorsi delle SOLUZIONE E RECENSIONE sono obbligati e non si gode di alcuna libertà per procedere in modo diverso da quello previsto. La maggior parte degli enigmi sono logici, ma confesso che per qualcuno, come quello delle provette, ho trovato la soluzione facendo prove su prove perché non era affatto chiaro (almeno a me) quale criterio seguire per risolverlo.

Interfaccia – Si gestisce con il mouse. Sulla fascia alta dello schermo si trova l’icona menu. I salvataggi sono soltanto 5. A sinistra l’inventario.

Conclusioni – Un Myst in tono minore. Molto minore.