LA STORIA
Edgar è un ragazzo di provincia che negli anni ’20 parte per Montreal in cerca di un lavoro, ospitato nella casa di suo zio temporaneamente assente.
Viene assunto dall’Agenzia Investigativa di Gaspard e ottiene subito il posto di assistente.
Viene incaricato di due casi: trovare le prove del tradimento di una signora e scoprire chi ha trafugato alcuni rari pezzi da un antiquario.
Edgar si mette subito al lavoro con un certo successo, ma il suo capo viene ucciso da ignoti sotto i suoi occhi. Per uno strano caso, Gaspard ha lasciato un testamento che nomina erede della sua agenzia l’assistente in carica, quindi Edgard, che da semplice gregario diventa all’improvviso titolare e dovrà cavarsela da solo.
Questo è il primo episodio cui ne seguiranno altri nei quali presumibilmente Edgard dovrà scoprire in quali affari era invischiato il suo principale e chi lo ha assassinato.
IL GIOCO
Grafica – La grafica è davvero originale. Innanzi tutto il gioco è in bianco e nero, cosa piuttosto inusuale in questi tempi di grafiche “spaccavideo”. Il bianco e nero ha un suo fascino, specie per i gialli (ricordo “Noir” ad esempio) ma proprio per la sua caratteristica avrebbe bisogno di una cura ambientale piena di atmosfera, cosa che nel nostro caso manca totalmente.
Il gioco è un punta e clicca 2D/3D in prima persona, la schermata 800×350 lascia ampia visibilità. Non c’è avanzamento direzionale ma si accede agli oggetti ed alle persone direttamente tramite l’indicazione del mouse, quindi gli ambienti non sono esplorabili ma assomigliano a fotografie interattive.
La scenografia è piuttosto scarna ed essenziale, non presenta pregi particolari. Edgar si muove per mezzo di una mappa le cui locazioni si aprono man mano che si progredisce nelle indagini: una tecnica vecchiotta, adottata, che io ricordi, già in uno Sherlock Holmes del 1992.
Ciò che colpisce maggiormente, tuttavia, sono i personaggi: veramente sgradevoli a vedersi, dalle fattezze grottesche, quasi mostruose, veramente brutti a cominciare da Edgard il protagonista. Una menzione speciale a questo riguardo, va fatta alla segretaria Jeannette, una specie di virago dalla voce aspra e cavernosa che riuscirebbe a suscitare incubi notturni a Dracula in persona.
L’impatto iniziale, ripeto, è sgradevole, poi l’occhio si abitua e non si fa quasi più caso alle fisionomie nodose e ai corpi che sembrano riempiti di stracci. Le animazioni sono abbastanza frequenti e brevi, contestuali alla trama.
Grafica – La musica è composta da ritmi vari che non hanno nessuna pertinenza con il gioco e sono messi tanto per dare un motivo di sottofondo. Il doppiaggio è, anche in questo caso, esageratamente caratteriale: la megera Jeannette ha una voce violentemente gracchiante e gli altri personaggi non sono trattati meglio.
A volte per voler caratterizzare troppo si finisce nella caricatura.
Sonoro – Il gioco è doppiato in inglese e sottotitolato in italiano.
Un gioco di tale tradizione, tanto atteso dagli amanti dell’avventura, avrebbe meritato più generosità da parte dei produttori.
La localizzazione è effettuata in modo dignitoso, senza errori rilevanti.
Bella la musica di fondo ma è meglio abbassare il volume perché a volte tende a sovrapporsi al dialogo.
Enigmi – Enigmi? Semplicemente, non ce ne sono. Chi ama enigmi e rompicapo si tenga alla larga da questo gioco.
In pratica funziona così: un’interfaccia più che amichevole, direi quasi servile, ci offre tutte le azioni da fare e noi non abbiamo che da clccarci sopra. Insomma, lavora solo il dito indice.
Si raccolgono 2 o 3 oggetti che vengono usati automaticamente dove serve. Si visitano le varie locazioni e l’interfaccia ci suggerisce se c’è qualcosa di nuovo che possiamo fare. In questo modo si arriva alla fine del gioco e amen.
Il protagonista nel corso del gioco dovrà acquisire delle abilità che verso la fine gli consentiranno di compiere alcune azioni. Tali abilità si acquisiscono ripetendo più volte una stessa azione (es: suona tre volte il campanello e acquisisci abilità musicali. Accarezza l’orribile iguana dell’orribile Jeannette e acquisisci esperienza “sensuale” e amenità di questo genere).
Dire cervellotico è dir poco.
Interfaccia – Dicevo: un’interfaccia servile. Il mouse individua un punto sensibile, si clicca con il tasto sinistro e viene giù tutto l’elenco delle azioni possibili.
Si clicca con il tasto destro e si accede a 5 cartelle: inventario, casi correnti, riassunto, salvataggi, opzioni.
Ci sono 5 files di salvataggio che non potevano essere sistemati in modo peggiore. Sotto ogni file c’è “Salva” “Carica”: fate bene attenzione a dove clccate perché se per salvare un gioco cliccate per errore su “Carica”, perdete tutto e ricominciate daccapo. A me è successo un paio di volte.
Conclusioni – Sarei stata più benevola se questo gioco fosse stato distribuito gratuitamente, ma visto che è in regolare vendita, non me la sento di consigliarlo. La storia poteva dare buoni spunti, il bianco e nero poteva essere una carta vincente se usato con una tecnica più accurata, persino i personaggi così come li hanno concepiti, potevano ispirare un senso umoristico che avrebbe potuto divertire.
Invece gli sviluppatori hanno calcato troppo la mano cercando un’originalità a tutti i costi che è sfociata nel banale e nel grottesco.
Considerata la breve durata (si risolve in 4-5 ore) e la noia di giocarlo, direi che se ne può sicuramente fare a meno.
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