LA STORIA
Devlin McCormack arriva sulla stazione di ricerca spaziale Cerberus controllata da due compagnie, la Kobayashi e la Mogami-Hudson, per assistere ai funerali di suo figlio Danny, deceduto a causa, si dice, di un incidente, in quanto risucchiato da un buco nero misteriosamente formatosi nei pressi della stazione spaziale.
Devlin sospetta che non sia stato un incidente, quello che ha ucciso suo figlio e, malgrado l’ostilità dell’equipaggio, inizia ad indagare.
Scopre così non solo che suo figlio era gay e aveva una storia con un membro dell’equipaggio, ma anche che sulla stazione vengono fatti strani esperimenti segreti: in pratica si tenta di assoggettare gli alieni come schiavi. A questo si aggiunga una storia d’ amore, di omosessualità, di cannibalismo e quant’altro.
Senza una decente continuità narrativa si passa da un’atmosfera tutto sommato normale ad un’atmosfera horror che spezza inopinatamente l’omogeneità della trama lasciando un certo sconcerto.
In Orion conspiracy non si risparmiano scene cruente, di sadismo gratuito (il congelamento del topo solo per distrarre il cuoco), una quantità di parolacce e di situazioni non proprio edificanti.
Gli sviluppatori, nell’illudersi di creare un gioco “politicamente scorretto”, riservato ad un pubblico maturo, sono riusciti semplicemente a sfociare nel ridicolo.
Le situazioni scaturite dal nulla senza una premessa, i dialoghi pretenziosiosamente “profondi” o inutilmente tendenti all’osceno con doppi sensi e parolacce, le conversazioni troppo frequenti e spesso inutili, danno l’idea di una sceneggiatura cucita insieme senza un criterio unificante ma solo tesa a “scioccare” (questo gioco è il primo in cui si parla di omosessualità e siamo nel1995…) senza riuscirci.
L’evidente volontà trasgressiva, infatti, ha il solo risultato di suscitare qualche sorriso benevolo come nei confronti di un bambino che ripete una parolaccia senza conoscerne il significato.
Detto questo, il gioco sarebbe consigliato per un pubblico maturo.
IL GIOCO
Nota: “The Orion Conspiracy” segue il trend dei Divide By Zero di richiedere configurazioni impossibili (o quasi). Su XP, per fortuna, DosBox emula il tutto abbastanza bene, grazie anche alla possibilità (all’interno stesso del gioco) di accelerare la velocità dei movimenti.
Le animazioni sono però parecchio esose e si possono evitare i rallentamenti settando la CPU Core a ‘dynamic’ e alzando di molto il numero dei cicli, con il processore spinto davvero al limite.
Grafica – Grafiche a 256 colori SVGA, con sfondi e personaggi più dipinti che renderdizzati e visuale in terza persona. Alcune sequenze di animazione sono costruite con poligoni ombreggiati, ma ad una risoluzione piuttosto bassa. Solo una di esse, un percorso ferroviario, può essere saltato con il tasto ESC.
Le grafiche in generale sono retrodatate almeno di un paio d’anni rispetto all’uscita del gioco, tuttavia sono nitide, le animazioni sono fluide e gli sfondi accettabili anche se spogli e alquanto ripetitivi.
I personaggi discretamente realizzati anche se durante i dialoghi, quando si accendono gli animi, le espressioni sono immutate, per cui la voce esprime uno stato d’animo assolutamente non presente sul volto di chi parla.
Sonoro – Non lasciano traccia né le musichette standard che presto si sente il bisogno di eliminare del tutto, né gli effetti sonori, rari e inadeguati.
Il gioco è doppiato in italiano che solitamente è sempre di ottimo livello. Anche qui lo è in alcuni casi, mentre certe eccessive caratterizzazioni risultano forzate e improbabili anche per una recitazione non corretta.
N.B.
Il settaggio del sonoro in questo gioco può dare molti problemi per la configurazione della memoria espansa ed è possibile che optando per tutte le scelte del sonoro il gioco non cammini. E’ perciò consigliabile sacrificare o la musica o i dialoghi.
L’ultima versione può girare abbastanza bene con Dosbox.
Enigmi – Dopo un prologo praticamente interminabile, si passerà tutta la prima parte del gioco a chiacchierare con i membri dell’equipaggio in una miriade di dialoghi spesso inutili ma indispensabili per procedere. Tra un dialogo e l’altro, parlando e riparlando, uscirà fuori un nuovo argomento e così via.
Come d’improvviso, il clima cambia: da un’indagine colloquiale si passa ad un horror truculento dove avranno un posto di ribalta alieni mutanti, squartamenti, morti violente che si susseguono velocemente e senza soluzione di continuità.
Qual è il compito del giocatore? Fare commissioni e ascoltare i suggerimenti dei pochi scampati al macello, camminare in lungo e in largo per l’astronave.
Gran parte del tempo verrà infatti impiegato per percorrere la labirintica e sterminata Cerberus, con corridoi tutti uguali, senza indicazioni, con tante porte inutili che fanno solo perdere tempo; e seguendo i suggerimenti di qualcuno o le indicazioni del cursore, troveremo subito gli hotspot su cui cliccare.
Il gioco è rigidamente lineare e non permette alcuna libertà d’azione.
Interfaccia – L’interfaccia è un punta-e-clicca e si governa interamente da mouse.
Il cursore indica gli hotspots su cui si può agire ciccando con il tasto destro che apre anche l’inventario
Conclusioni – “The Orion Conspiracy” è un gioco sbagliato fin dalle premesse. La storia è originale, alcune idee avrebbero potuto risultare interessanti, ma restano sommerse da velleità discutibili, una sceneggiatura che pretende di stupire e invece trasforma il dramma in boutade.
Per non parlare del turpiloquio gratuito di cui sono farciti i dialoghi.
|