LA STORIA
Sadwick è un clown triste che gira il mondo in un carrozzone insieme al fratello e al nonno, i componenti di quello che pomposamente viene chiamato un circo itinerante.
Sadwick è un ragazzino bistrattato dal fratello, con un nonno rimbambito dalla demenza senile che non ne ricorda neppure il nome e lui stesso è convinto di essere un buono a nulla, per giunta afflitto da incubi che preconizzano la fine del mondo. Però ha un grande amico, Spot, un tenerissimo bruco che lo segue come un cagnolino e che sarà capace di trasformarsi in forme diverse per aiutarlo.
Durante il suo girovagare incontra un tipo buffo, Bobby, il quale non fatica molto a confidargli di essere portatore di un grande segreto: ha con sé il “Sasso bisbigliante” perché è stato incaricato di una missione vitale dal suo re morente. Il regno di Corona è minacciato dai crudeli Asgil e solo il Sasso bisbigliante potrà salvare il mondo.
Rivolgendosi ad una profetessa di nome Shana, Sadwick viene a sapere che lui stesso sarà la causa della fine del mondo e per reagire a questo destino infausto, si propone di combatterlo e di diventare invece il salvatore del mondo.
Inizia così la sua avventura in luoghi fantastici, incontrando creature di ogni tipo, sempre accompagnato dal suo fido Spot, fino all’epilogo a sorpresa che non mancherà di stupire.
A questo proposito: personalmente avrei gradito una “coda” finale un po’ più consistente invece del frettoloso “arrivederci e grazie” per quanto sorprendente (e forse proprio per questo) che ci congeda dal gioco.
IL GIOCO
Ecco un’avventura vecchio stile, di quelle che fanno leccare i baffi ad ogni avventuriero in vena di nostalgie.
Parlerò più avanti degli aspetti tecnici del gioco, per soffermarmi ora sui suoi aspetti generali.
Non nascondo che, malgrado la grafica di grande impatto, ho provato inizialmente un senso di noia. Mi sono detta: ecco la solita storia dell’antieroe salvatore del mondo.
Man mano però che progredivo nella soluzione, malgrado i tanti dialoghi annidati che mettevano a dura prova la mia pazienza, mi sono resa conto che lo spirito del gioco era altro dal semplice intrattenimento umoristico (o pseudo tale) che tante avventure ci propinano.
Un senso di tragedia incombente misto alla leggerezza delle battute umoristiche, un chiedersi il senso di quello che si fa e si è e la frustrazione di non poter essere ciò che si vorrebbe, confronti tra passato e presente con tanti riferimenti alla vita reale e alla difficoltà di accettarla, tutto questo si scopre man mano che si progredisce nel gioco e dà alla storia uno spessore inusitato .
Gli autori si sono sforzati di non propinarci una storiella banale. Sono riusciti ad accostare ironia e senso della tragedia incombente (la fine del mondo) in un mix agrodolce di illusione e pessimismo visto attraverso gli occhi ingenui di un bambino ed a coinvolgere il giocatore in questo dualismo di emozioni contrastanti.
Specchio del tempo che viviamo, tra la precarietà del presente e il timore di un futuro ignoto che ci appare minaccioso.
Grafica – Basta dare un’occhiata agli screenshots per rendersi conto del lavoro grafico.
Una grafica 2D (ottima scelta il non essere caduti nella tentazione del 3D!) con sfondi splendidamente elaborati nel più puro stile fantasy – surreale dove una dominante seppia rende le atmosfere non tranquillizzanti e tutt’altro che consone a quelle di una fiaba.
Mondo fiabesco, certo, ma allo stesso tempo cupo e inquietante, un cui le battute spiritose dei protagonisti stridono con l’atmosfera fosca che domina lo schermo per quasi tutto il gioco.
Più che di un cartone animato, lo stile è fumettistico. I personaggi non hanno la tridimensionalità del cartone né la sua espressività.
Ogni tanto vediamo l’espressione di Sadwick o del bruco Spot, mentre gli altri personaggi restano semplicemente disegnati.
Non manca qualche trovatina un po’ ruffiana per far intenerire il giocatore quando si tratta del fedele bruco Spot che ha più l’animo di un cagnolino che di un verme; creature diverse, alcune orribili, altre graziose, personaggi di varie gamme, qualcuna più caratterizzata delle altre come il simpatico Bando, un caciarone costretto al silenzio dal suo padrone nevrastenico.
Durante il gioco le animazioni sono scarse, gli sfondi statici e il movimento del protagonista, che deve girovagare continuamente, piuttosto lento. Solo alla fine del gioco vedremo una bella animazione che non mancherà di commuovere e darà un senso a tutta la storia che in fondo è solo una favola amara.
Il motore grafico ha fatto rilevare dei bugs che non si possono ignorare.
Un paio di volte il gioco è crollato tornando a Windows.
In certe occasioni gli oggetti scompaiono ma si vedono gli hotspots; nel laboratorio del castello a me è scomparso anche il protagonista.
Nell’enigma dei tubi il tempo i reazione tra il clic del mouse e il riscontro, è di vari secondi e lo stesso dicasi quando si clicca su un oggetto attivo per aprire l’interfaccia: bisogna insistere più volte.
Sono difetti che non impediscono la prosecuzione del gioco però risultano quasi imperdonabili in un’avventura tanto pretenziosa.
Sonoro – La musica di fondo è gradevole ma alquanto soporifera ed anonima; un motivo lento a tre strumenti che fa solo atto di presenza, infatti non segue da vicino le fasi del gioco, non ne sottolinea i vari momenti significativi.
I rumori di fondo sono tanti e molto accentuati, al punto che si sente il bisogno anche di abbassare il volume.
Il doppiaggio in inglese è buono, i personaggi ben caratterizzati, specialmente il protagonista.
I sottotitoli italiani hanno qualche débacle, sia nel senso dei discorsi sia nel fatto che un paio di volte sono apparse scritte in inglese.
Enigmi – Ritorno al passato. Nel senso che siamo in pieno e classico punta-e-clicca senza compromessi.
Una leccornia per i puristi dell’avventura classica, non so per gli altri.
E’ un gioco prevalentemente d’inventario, con una ricchissima interattività per la quale in ogni schermata ci sono tanti oggetti da guardare anche se non tutti utilizzabili.
Non ci sono “pause” nella soluzione: per più di 20 ore di gioco ci sono 20 ore di enigmi da risolvere e non tutti facili. Alcune soluzioni si potrebbero definire “cervellotiche” ma le definirei piuttosto “surreali” tenendo conto dello stile dell’avventura. Certo, bisogna lavorare di fantasia e provare ogni cosa, il che richiede un mucchio di tempo anche tenendo conto che il protagonista deve spesso percorrere lunghi tragitti a passo di lumaca per andare da un posto all’altro.
L’idea di sveltire i trasferimenti o di adottare una mappa sarebbe stata buona e giusta ma evidentemente avrebbe accorciato i tempi di gioco e nella filosofia di certi produttori, più il gioco è lungo meglio è.
Uno strumento indispensabile in questa storia sono i “pantaloni di nonno” , oggetto multiuso che ricompare periodicamente a salvare la situazione. Così come il fido e tenero Spot, il bruco muto e sorridente capace di trasformarsi in tanti modi per aiutare il nostro eroe (e noi) a cavarsi dagli impicci, anche a costo di essere gonfiato, clonato, bruciato, spiaccicato. Povero Spot!
Enigmi facili, difficili e un po’ perfidi: nascondere gli oggetti dietro le porte, confonderli in uno sfondo che li rende invisibili ad occhio nudo salvo ricorrere alla barra spazio per evidenziare gli hotspots, dialoghi annidati che vanno condotti in un certo modo per avere risultati, i pantaloni del nonno trasformati in mongolfiera….insomma, di tranelli ce ne sono.
Poi c’è uno slider, un gioco degli scacchi, un enigma di leve che artiglieranno la vostra libidine di solutori più che abili, altri enigmi più semplici, ma in compenso non si muore mai, non ci sono labirinti né minigames e questo è già un bel vantaggio.
Interfaccia – L’interfaccia è del tipo alla Monkey 3: cliccando sull’oggetto si apre una scelta di azioni (guarda, prendi, usa).
L’inventario si apre con il tasto destro del mouse, si trascina fuori l’oggetto e si usa dove serve.
Il tasto “Esc” porta al menu principale. I salvataggi sono illimitati e si possono sovrascrivere.
Conclusioni – Il gioco ha aspetti contrastanti: da un lato una grafica di gran pregio estetico seppure troppo statica, una storia ed una sceneggiatura di insolito spessore e contenuto, atmosfere molto coinvolgenti, tanti enigmi di varia difficoltà.
Dall’altro aspetti tecnici che lasciano perplessi: svariati bugs che ne declassano la qualità, una localizzazione tutt’altro che perfetta, un finale frettoloso rispetto ai presupposti.
Detto questo, bisogna anche dire che l’ avventura non lascia indifferenti, è un grado di toccare le corde emotive e di coinvolgere perciò la consiglio caldamente a tutti i nostalgici e puristi di punta e clicca.
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