LOCHNESS

  • Genere: Thriller
  • Editore: Galilea
  • Sviluppatore:
  • Rilascio: Wanadoo
  • Tipo: 3D P & C in prima persona
  • Lingua: Italiano
  • Età consigliata: 12+
  • Durata: 25-30 ore

 

  • Difficoltà:   
  • Voto di P& C:      

Requisiti minimi richiesti:
Windows 95/98/ME/XP – Pentium 166 MHz (200 raccomandato) – 16 Mb Ram (32 raccomandato) CD-ROM 4 x – Scheda video – Acceleratore 3D – Scheda Audio

 

Recensione di Aspide Gioconda

LA STORIA

Secondo la leggenda del lago scozzese di Loch Ness, un mostro dalle fattezze preistoriche si aggirerebbe nelle acque profonde; qualcuno dice di averlo visto, altri lo hanno addirittura fotografato, ma come per gli UFO, non si è mai raggiunta la prova provata dell’esistenza di “Nessie”, come lo ha familiarmente soprannominato la gente del luogo.
Questa storia è sottotitolata “Cameron files”, infatti il protagonista è Alan Parker Cameron, un investigatore della Chicago anni ’30 che ritroveremo in un’altra avventura completamente diversa: Amenophis.
Il gioco inizia con un bel filmato in flash back; Alan riceve nel suo ufficio di Chicago una lettera della giovane Mc Farley che lo chiama in Scozia, Paese di origine dei Cameron, per far luce sulla scomparsa del vecchio patriarca MacFarley.
Giunto al maniero, Alan parla con la vecchia signora che però, sconvolta dal dolore, non saprà dirgli un granché. Né gli saranno d’aiuto i vari personaggi della casa: il servitore indù, la sfuggente figlia dei McFarley, il losco tuttofare, il cordiale vicino di casa… nessuno saprà fornirgli indizi utili e così Parker dovrà iniziare i suoi giri di perlustrazione per scoprire l’esistenza di un antico manufatto, un gioiello che racchiude un grande potere e che è stato diviso in tre parti.
Il compito di Alan sarà di riunire queste tre parti, possedute da diverse famiglie.

IL GIOCO

Grafica – L’arrivo di Cameron al castello ci fa già capire che questo gioco punta molto sulle atmosfere create dai colori, e dai suoni inseriti in abbondanza, che evocano luoghi solitari e popolati da presenze misteriose.
La grafica dunque è suggestiva, rende bene lo spirito del gioco; gli ambienti sono curati nei dettagli ed anche i personaggi, i pochi che ci sono, ben caratterizzati. Molto convincente l’interno del castello che denota la vecchiezza e il decadimento dell’edificio ma fa anche intravvedere gli antichi fasti e lo splendore di un tempo.
Quello che non convince molto è l’ambientazione esterna: vale a dire che nella descrizione degli esterni non c’è nulla che ricordi il Paese in cui si svolge, nulla di particolarmente caratteristico che ci faccia identificare quelle campagne come le lande scozzesi se non una tendenza ad abbondare nei toni grigi e nebbiosi, nell’atmosfera gelida e tetra di un paesaggio nordico invernale. In definitiva il gioco potrebbe svolgersi in un qualunque paese non identificato dell’Europa del Nord.
Si tratta tuttavia di una scenografia accurata ed interessante che però avremmo gradito più definita e meno vaga nei contorni di come invece si presenta.
Il gioco è in prima persona, avanzamento punta e clicca che dà accesso alla schermata successiva; un motore già collaudato in altri giochi tipo Amerzone e Dracula, che non presenta problemi.
Si possono esplorare molti ambienti sia intorno che dentro il castello e in ciascuno bisogna cercare attentamente indizi poiché tralasciarne qualcuno può essere “doloroso” ai fini della soluzione.

Sonoro – La musica, come abbiamo detto, ha un ruolo importante poiché scarsissimi sono i dialoghi. I suoni percepiti sono importanti anche ai fini della soluzione ma contribuiscono in modo notevole a creare quel clima di suspence e di oscuro mistero che aleggia intorno a tutta la vicenda.

Enigmi – Gli enigmi sono di carattere logico-intuitivo, non vi sono rompicapo stressanti ma piuttosto l’esigenza di un’attenzione ai particolari e all’uso degli oggetti nell’inventario.
La difficoltà degli enigmi aumenta con il progredire del gioco e alcuni di essi sono a tempo. Non c’è però da spaventarsi perché non sono “cattivi”; il tempo per compiere le azioni è sufficiente e non causa mal di cuore.
C’è inoltre da tener presente che se si esplora un ambiente senza trovare nulla di utile, non è detto che davvero non vi sia nulla di utile; capita che se ci si pianta nel gioco, si ritorna in luoghi già attentamente esplorati e si può prendere ciò che prima non era possibile. Ma il giocatore non è messo sull’avviso da alcun segnale e così è costretto a vagare dappertutto per trovare quel qualcosa di utile che ora gli occorre.

Interfaccia – L’interfaccia è semplice: si accede all’inventario con il tasto destro del mouse e si possono unire gli oggetti tre di loro. Nell’inventario si accede anche alla mappa dei luoghi attraverso la quale Camero può spostarsi da una località all’altra, naturalmente solo quando il gioco lo permetterà.
Con il tasto “esc” si accede al menu generale. Purtroppo i salvataggi sono solo 8.
C’è anche un diario dell’investigatore che può fornire indizi utili al giocatore alle prime armi (e non).

Conclusioni – Un’avventura bella, coinvolgente, con punte di suspence, una grafica di buon livello, che mantiene le promesse ed offre un bel numero di ore di gioco.

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